“LA MIA FAME E’ TROPPO AMORE" DI JESSIE CHAFFEE - RECENSIONE

Ciao a tutti lettori!
Oggi vi parlerò di “La mia fame è troppo amore” di Jassie Chaffee, edito Fabbri Editori. seguitemi nella recensione per saperne di più.


Titolo: La mia fame è troppo amore
Autrice: Jessie Chaffee
Prezzo cartaceo: € 19.50
Prezzo ebook: € 4.99
Editore: Fabbri Editore
Pagine: 335
Genere: Narrativa Contemporanea
Data di pubblicazione: 19 febbraio 2020

TRAMA

Hannah ha lasciato Boston ed è fuggita a Firenze. Ha perso il lavoro dopo l'ennesimo errore, ha allontanato il fidanzato, si è nascosta dalle domande assillanti della sorella, dall'efficienza granitica della madre, dagli sguardi implacabili di chi giudica. Perché Hannah ha smesso di mangiare, da mesi, e prima di scomparire del tutto decide di mettere un oceano tra sé e quella realtà in cui non ha più spazio. Da sola, in Italia, è alla ricerca di un centro, e lo trova nel circolo canottieri di Firenze, un luogo in cui esercitare il suo corpo, riattivarlo e ascoltarlo, concedendogli anche un motivo legittimo per lasciarsi nutrire. Qui Hannah conosce un gruppo di italiani, e tra di loro c'è Luca, discreto e gentile, che senza chiedere nulla inizia a farsi strada nel suo cuore. E mentre comincia a esplorare questo nuovo mondo, fatto del solido silenzio dell'Arno, dei sapori nuovi e variopinti della tavola toscana, delle storie medievali delle tante sante mistiche che praticavano il digiuno come forma di illuminazione, Hannah intraprende anche una battaglia feroce, contro se stessa e la sua "vecchia amica". La allontana per poi tornare ad abbracciarla, in una sfida dolorosa ed estenuante in cui la posta in gioco è il desiderio di vivere.

RECENSIONE

Qui vivo a spalle scoperte. Per questo devo conservarmi rigida, inflessibile. non morbida e accogliente come mia sorella, come dovrei essere anch’io. Lei è un punto di domanda, penso, prima di addormentarmi. Dalla sua parte dell’Atlantico sta ripiegata su di sé, nel buio, mentre io sono dritta come un punto esclamativo. E il pensiero sembra chiarire tutto. Devo solo tornare a essere un punto di domanda. Domani comincerò a piegarmi. Comincerò domani.


Questo libro non è proprio il libro per me. Ho fatto molta fatica a leggerlo e mi sono arenata diverse volte tra le sue pagine; tuttavia non credo sia un brutto libro, penso semplicemente che non si addicesse a me come persona, quindi cercherò di essere il più oggettiva possibile di modo che magari qualcuno di voi, con un’indole diversa dalla mia, possa invece apprezzarlo.

Hannah è la protagonista e arriva a Firenze per prendersi una pausa dalla sua vita. È di Boston, e ha lasciato tutto in cerca di sé stessa. È malata: soffre di anoressia, e non riesce più a guardarsi allo specchio se non per verificare di non aver messo su neppure un grammo, tanto che tiene meticolosamente il conto di ciò che mangia annotandolo su un taccuino. 

Mi aspettavo un romanzo che avesse come fulcro il disturbo alimentare e una possibile rinascita della protagonista, ma non è questa la sensazione che ho avuto. Probabilmente era l’intento dell’autrice, ed era quello che lei stessa avrebbe voluto trasmettere al lettore, ma con me non ce l’ha fatta. Ho trovato la narrazione troppo frammentaria, per sentirmi davvero partecipe del problema di Hannah, ma ancor più per poter empatizzare con lei. 

Hannah è un’appassionata d’arte e le lunghe digressioni artistiche hanno spezzato il ritmo della storia. Credo che l'intenzione fosse quella di far vedere come l’arte avesse il potere di farla rinascere, ma strutturando la narrazione in questo modo segmentato mi sono sentita allontanata dalla protagonista. Non che l’arte non mi interessi, ma, essendo alla ricerca di un libro di narrativa e non di un saggio, l'eccessivo dettaglio utilizzato dall'autrice, mi ha fatto perdere interesse nella vicenda nel suo insieme. Penso, però, che un vero appassionato d'arte troverebbe meraviglioso questo inno fatto alle meraviglie della nostra terra.

È un pensiero rassicurante, ma poi cambia e diventa spaventoso. Perché la donna futura non sono ancora io, e so che guardandosi indietro lei vedrà me, la se stessa di adesso. E proverà compassione, si sentirà superiore, e vorrà cancellarmi, distruggermi. Dirà:  Ricordo com’ero, ma poi sono cambiata. Cercherà di annullare tutto ciò che mi appartiene

L' attenzione di Hannah si focalizza poi sulle sante e sulla vita di privazioni che conducevano, cercando un legame tra il loro stile di vita e la sua malattia. La narrazione continua a subire repentini cambi di direzione in cui continuano le lunghe digressioni sulle biografie delle sante a cui Hannah si interessa e in questo modo mi sono sentita nuovamente allontanata da Hannah e dalla sua vita a Firenze che è piena di vita e in cui Luca e il canottaggio cominciano ad avere un ruolo decisivo e che avevano catturato tutto il mio interesse.
Inoltre, personalmente, non ho apprezzato che a tratti si abbia quasi l'impressione che privarsi del cibo come facevano le sante, sia un modo sano di condurre la propria vita. Benchè Hannah successivamente tragga da questo percorso e dalle letture che intraprende del beneficio, l’ho comunque trovato un messaggio sbagliato. Mi sono immaginata una persona che soffre di anoressia leggere questo libro in cerca di risposte o di conforto: trovando delle affermazioni simili la sua situazione non sarebbe potuta di certo migliorare.


E io, quale sono delle due? La pazza che si protende verso l’invisibile o la donna che la osserva senza scomporsi? Sono stata entrambe. L’una e l’altra, per un anno intero. La spettatrice distaccata e l’ossessa che sbraita e si contorce, scavandosi fino all’osso. Scolpendosi.


Sicuramente la mia non è un’opinione positiva, ma ho comunque deciso di dare tre stelle su cinque al romanzo, perché i contenuti sono davvero troppo soggettivi per poter sminuire il libro. I presupposti erano molto buoni e le parti strettamente inerenti alla vita di Hannah sono commoventi, ma purtroppo è un libro che non è mai davvero decollato.Il romanzo è molto descrittivo e io non sono un’amante dei libri così prolissi, ma magari a qualcuno piacciono.Non sono un’appassionata di chiese, non sono credente e quindi probabilmente il troppo tempo dedicato all’iconografia cristiana e all’aspetto biografico delle mistiche hanno un po’ minato il mio interesse per il libro. Se però questi sono dei temi a voi cari e per cui provate interesse, La mia fame è troppo amore è davvero un intreccio perfetto di narrativa, arte e religione e sarà sicuramente il libro ideale per voi.

Vi abbraccio,

Marta



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