"LA RAGAZZA CHE AMAVA AUDREY HEPBURN" DI REBECCA SERLE - RECENSIONE

Buonasera lettori! Dopo tanto eccomi di nuovo qui, questa volta spero di essere tornata una volta per tutte. Ho terminato diversi libri, ora tocca mettersi sotto con le recensioni!!! 
Oggi vi parlo del romanzo "La ragazza amava Audrey Hepburn" edito Dea Planeta Libri, che ringrazio per la copia.




Titolo: La ragazza che amava Audrey Hepburn
Autrice: Rebecca Serle 
Prezzo cartaceo: €16,00  
Prezzo ebook: €7,99 
Editore: Dea Planeta Libri 
Pagine: 300
Genere: Narrativa Contemporanea 
Data di pubblicazione: 29 gennaio 2019

TRAMA

Sabrina non ha ancora vent’anni quando, per gioco, si ritrova a stilare la lista dei cinque invitati alla sua cena ideale: il fidanzato, la sua migliore amica, un carismatico professore, l’estraneo che non riesce a chiamare papà e… Audrey Hepburn. La sua attrice preferita; l’icona a cui deve il nome e alla cui grazia e talento si ispira. Le stesse cinque persone che, dieci anni dopo, a sorpresa si presentano alla festa per i suoi trent’anni. Mentre gli antipasti vengono serviti, il vino versato e la conversazione attorno al tavolo prende quota, a poco a poco diventa chiaro che c’è una ragione precisa se ognuno di loro si trova lì. Una ragione terribilmente reale che Sabrina non sa accettare. Solo riavvolgendo il filo dei ricordi e di una grande storia d’amore rimasta senza finale, potrà trovare il senso di quello che è stato e da comparsa diventare finalmente protagonista della sua vita. Romantico, astuto, toccante e inatteso, La ragazza che amava Audrey Hepburn è un romanzo sull’amore, la perdita e tutto quel che c’è nel mezzo. Un irresistibile inno alle storie a più voci che ci portiamo dentro e a quelle, bellissime, che restano ancora da scrivere.

RECENSIONE

Ma come è già stato detto: è facile vedere l’inizio delle cose, difficile è indicarne con precisione la fine.

"La ragazza che amava Audrey Hepuburn" è una storia molto toccante che, attraverso un'improbabile cena avvenuta tra commensali esistenti ed esistiti, sospesa in uno spazio temporale imprecisato,  ripercorre, attraverso le riflessioni e i flashback che esse suscitano nella protagonista, la vita della stessa e ne mette in luce i traumi, le complicazioni, i momenti felici e le dinamiche difficoltose che si innescano nei rapporti, soprattutto sentimentali,  ma anche tra padre e figlia, e tra amiche.
 
La protagonista, grazie all’aiuto dei suoi invitati che animano la cena di riflessioni sagge e profonde, riesce a trovare gli snodi decisivi della sua esistenza e a fare pace in un qualche modo con sé stessa, con le sue scelte, con ciò che esse hanno comportato e con le persone che l’hanno ferita. Attraverso i suoi ricordi e attraverso ciò che i commensali raccontano visioniamo scorci della sua vita che alla fine si assemblano come un puzzle dando la visione di insieme che ha condotto Sabrina fino a quel punto.
 
«Non c’è bene senza male» dice Audrey. «Sono come le eliche del DNA. Irrimediabilmente e inestricabilmente collegati. A volte vincono i buoni, altre volte i cattivi. Non combattiamo perché il bene trionfi sempre, ma per mantenere l’equilibrio. È così che vanno le cose.»

Sabrina, adora Audrey Hepburn e i suoi film e in un qualche modo questa sua passione la lega a due persone fondamentali della sua vita che riscopre anche grazie ai consigli che la stessa Audrey Hepburn, presente alla cena, riesce a darle. Una storia che ci insegna come l’amore, a volte, non sia abbastanza, come il destino abbia davvero uno strano tempismo per condurci laddove vuole condurci e come le incomprensioni possano gravare sulle nostre relazioni. Una cena e delle chiacchiere a cuore aperto sono la sola cosa che ci serve per riscoprire le persone, per impedire a un legame di stracciarsi, per ricucire gli strappi e per capire che, a volte, è necessario guardare le cose anche dal punto di vista dell’altro per comprendere davvero le sue azioni e anche le nostre, e per riuscire a dare un senso agli avvenimenti che sembrano travolgerci senza pietà. Cambiare prospettiva, avere la possibilità di chiudere dei capitoli restati aperti non ci risparmia dalla sofferenza e ma ci consente di trovare la pace e di accettare il corso della vita, anche quando avremmo terribilmente desiderato che le cose potessero andare in modo diverso e anche quando ci eravamo illusi di poterne cambiare il decorso.
 
«Felicità è non avere sempre bisogno che le cose raggiungano il loro pieno potenziale».

Il romanzo mi è piaciuto molto soprattutto per gli spunti di riflessione che offre riguardo a determinate circostanze che si vengono a innescare nei rapporti umani, l’unico piccolo neo che però non risulta eccessivamente fastidioso è che in certi casi ho trovato la narrazione leggermente lenta, l’avrei preferita un po’ più snella e un po’ più dinamica in certi punti.
 
Per quanto l’idea della cena sospesa in una dimensione evanescente non sia originalissima, lo sviluppo della trama e delle tematiche che tratta risulta vincente e e permette al lettore di essere completamente coinvolto dalla storia
 
Un libro molto emozionante che mi sento di consigliare a tutti coloro i quali amano le storie introspettive.
 
Alla prossima,

Marta




 
 

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