"LA DONNA DALLA GONNA VIOLA" DI IMAMURA NATSUKO - RECENSIONE

Buonasera lettori!
Come state? Sono qui per parlarvi di un libro che ho appena terminato di leggere. Si tratta di “La donna dalla gonna viola” di Imamura Natsuko. 



Titolo: La donna dalla gonna viola
Autrice: Imamura Natsuko
Prezzo cartaceo: € 14.90
Prezzo ebook: € 7.99
Editore: Salani
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 98
Data di pubblicazione: 18 marzo 2021

TRAMA

Tutti i pomeriggi la donna dalla gonna viola si siede sulla stessa panchina del parco di una grande e anonima città giapponese e mangia una brioche alla crema, mentre i ragazzini che giocano lì intorno fanno a gara per attirare la sua attenzione. La donna dalla gonna viola non lo sa, ma ogni suo movimento è seguito di nascosto dalla donna dal cardigan giallo, la voce narrante, sempre attenta a controllare che cosa mangia, dove va, con chi parla. La donna dalla gonna viola è single, abita in un piccolo appartamento di periferia e svolge lavori temporanei, proprio come la donna dal cardigan giallo, a cui nessuno, però, sembra prestare attenzione. Chi sono davvero queste due donne, i cui unici tratti comuni sembrano essere la precarietà e la solitudine? Con la scusa di voler diventare sua amica, la donna dal cardigan giallo riesce a far assumere la donna dalla gonna viola nella sua stessa agenzia di pulizie che lavora per un hotel. E qui le loro strade si intersecano in modo drammatico e imprevedibile… Il racconto sottile e inquietante di un’ossessione, una storia che, in un crescendo di tensione, assume via via i toni del thriller, in una spirale di desideri inespressi, solitudine, dinamiche di potere e condizione femminile, disperato desiderio di rendersi visibili, di essere considerati e amati.

RECENSIONE

Ha il volto segnato dalle rughe, e i capelli opachi e stopposi. La donna dalla gonna viola si reca nella panetteria della galleria commerciale all’incirca una volta a settimana per comprare una brioche alla crema.

La lettura è stata piacevole, ma ho qualche appunto da fare.
“La donna dalla gonna viola” è un romanzo breve che si legge piacevolmente, tuttavia credo di non essere adatta allo stile degli scrittori giapponesi. È già il secondo libro a distanza di poco tempo in cui la scrittrice è giapponese e per la seconda volta non posso ritenermi del tutto soddisfatta della lettura. 
Probabilmente si tratta di un approccio alla scrittura, e forse, perché no, anche alla vita, che non incontra i miei gusti e il mio modo di vedere le cose.

Lo stile è molto bello: pacato e calmo. Caratteristica che, infatti, ravviso tipicamente negli scrittori giapponesi e che in questo caso per me rappresenta un punto a favore. Questa tranquillità è stata, però, trasmessa anche al ritmo narrativo, che è davvero troppo lento. 

La scrittrice si sofferma a descrivere in maniera minuziosa e dettagliata tanti frangenti che pensavo avessero un’importanza precisa e rilevante, che in realtà non hanno. Il libro si riduce per buona parte a una telecronaca della vita della protagonista seguita a vista dalla voce narrante di una donna.

Quello che trovo fantastico della donna dalla gonna viola è che a prescindere dalla reazione della gente, lei non accenna a modificare il passo. Procede a velocità regolare e scivola leggera tra la folla. 

Ci sono i presupposti per un ottimo intreccio, per un infittirsi di un possibile mistero riguardante il perché le vite di queste due donne sono collegate, ma, a mio parere, tutto questo pathos non viene sfruttato appieno, lasciando il lettore un pochino deluso.  Mi spiego meglio: il finale del libro non mi ha di per sé contrariata, ma essendomi caricata per tutto il libro di grande aspettativa confidavo in qualcosa di più incisivo, che non ho avvertito. Detto questo, una cosa che ho apprezzato molto della conclusione è che in un certo qual modo è a libera interpretazione: non è un finale del tutto chiuso o comunque permette al lettore di fantasticarci un po’ sopra e di pensare a differenti scenari.

I temi che la scrittrice voleva far emergere, come la solitudine, il bisogno di essere amati e la necessità di uscire dall'anonimato in cui la vita ha relegato le due donne e di mettere in risalto anche dinamiche sociali avvilenti, come la mancanza di solidarietà tra donne, l'invidia e il giudizio degli altri che arriva sempre fermandosi solo ed esclusivamente alle apparenze, restano un po' in sordina a causa dello stile poco introspettivo, che si limita a narrare i fatti con uno sguardo super partes, che rende palese il volere della scrittrice di lasciare al lettore la facoltà di farsi da solo una propria idea sui fatti, ma che rende anche la narrazione un pochino sterile.

Che cosa indossava, e di che colore erano i suoi abiti? Non me lo ricordo. Non ricordo niente.
Dove accidenti è andata a finire la donna dalla gonna viola?
Non l’hanno ancora trovata.

Un libro sicuramente adatto a persone che amano Banana Yoshimoto e Haruki Murakami. Loro  troverebbero questo romanzo piacevolissimo perché in linea con quello stile narrativo che per me è un po’ troppo distaccato e riflessivo.
Un abbraccio e alla prossima,

Marta







6 commenti:

  1. Non leggo molto di autori giapponesi ma solitamente li apprezzo.

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  2. Hai citato due dei miei autori giapponesi preferiti !! Lo segno

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  3. Ciao pur amando il Giappone ho avuto sempre le tue stesse difficoltà con la narrativa giapponese

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  4. Sai che mi hai davvero incuriosita? Nonostante l’inquietudine mi ispira!

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  5. Non ho mai letto autori giapponesi, questo però mi ha molto incuriosita

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  6. Ho appena finito di leggerlo e lascia l'interpretazione di molti temi alla sensibilità del lettore. Ma questo capita spesso con gli autori giapponesi : non esiste il buono o il cattivo, il bianco o il nero, giusto o sbagliato, cosi definiti come per lo stile occidentale. Molto non viene chiarito ma dipende dalle capacità del lettore di cogliere o intravedere, ognuno in base al suo vissuto. Alessandro

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