"LA RAGAZZA COL CAPPOTTO ROSSO" DI NICOLETTA SIPOS - RECENSIONE

Buona sera lettori!
Oggi vi parlo del romanzo “La ragazza col cappotto rosso” di Nicoletta Sipos, un buon libro, ma con quale precisazione da fare. Seguitemi nella recensione!



Titolo: La ragazza col cappotto rosso
Autrice: Nicoletta Sipos
Prezzo cartaceo: € 18.00
Prezzo ebook: € 9.99
Editore: Piemme
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 317
Data di pubblicazione: 21 gennaio 2020

TRAMA

Nives Schwartz non ha mai pensato che nella vita di sua madre Sara si celassero segreti di cui lei non sapeva nulla. Dopo la morte della donna, però, costretta a superare il dolore in fretta per occuparsi, sola, di tutte le incombenze che spettano a una figlia, Nives trova, dimenticata, una scatola di latta. Una vecchia scatola per i biscotti che stride con l'ordine maniacale di sua madre. In essa, una vecchia fotografia che ritrae due giovani sconosciuti, qualche biglietto e una lettera. Violare l'intimità di Sara non è nelle sue intenzioni, ma quelle pagine sembrano chiamarla e così, come per caso, Nives entra in un mondo di segreti e verità taciute per più di mezzo secolo, di cui non sospettava l'esistenza. Una donna di nome Bekka Kis aveva scritto, nel 1965, una lunga lettera a sua madre, confidandole le proprie paure, lo strazio mai dimenticato di essere sopravvissuta alla Shoah, di aver perduto tutto ciò che amava. E forse di aver causato la morte di tanti. Da quel momento, per Nives inizia un'indagine per ritrovare Bekka Kis, una ricerca che è anche uno scavo nei segreti più intimi della sua famiglia, un dissotterramento di verità incomprensibili per chi non ha vissuto quel mondo. Sarà un viaggio nel cuore più fragile e dilaniato della seconda guerra mondiale, un disvelamento di quel senso di colpa che solo i salvati possono spiegare. Ma sarà anche la storia di un amore più forte della guerra, della separazione. Più forte della morte.

RECENSIONE

Ma se è vero che tutte le esperienze si assomigliano, e basta conoscerne una o due per conoscerle tutte, almeno nella sostanza, è pure vero che quel maledetto viaggio ha lasciato tracce diverse in ognuno di noi. E le differenze contano. Ecco perchè meritano di essere raccontate. Ancora una volta.

Il bilancio della mia valutazione è sicuramente nel complesso positivo, però devo dire che mi aspettavo di più e quindi sono restata un po’ delusa.

Nives trova una lettera tra gli averi della sua defunta mamma. La missiva è diretta alla madre, e la mittente è una certa Bekka. Il contenuto della stessa sembra nascondere tanti segreti, e Nives comincia a indagare.

Il romanzo non è mai davvero decollato: il lettore nutre molte aspettative verso la lettera e gli eventi che porterà a galla, ma l’attesa viene delusa.

Il libro narra della vita di Bekka. Sicuramente è una storia avvincente e interessante, anche commovente e il romanzo è scorrevole, ma il fatto di aver posto tanta attenzione sull’evento scatenante del racconto, ovvero la corrispondenza epistolare trovate da Nives, dà l’idea al lettore che lo scopo ultimo della storia non sia la testimonianza di Bekka, e che essa sia solo un espediente narrativo per arrivare al nocciolo della vicenda. Ma non è così: il libro è la vita di Bekka.

Ora so che la morte non è sempre la conclusione peggiore di una storia. A quel tempo però non la pensavo così. Volevo vivere in ogni caso, a qualunque costo, sfidando la sfortuna.

La storia di questa donna è commovente, intensa, atroce e merita di essere letta con totale attenzione, che però il lettore è restio a dare, come se la vera protagonista non fosse lei, ma qualcosa che deve ancora arrivare.

Questa forse è anche la ragione per la quale mi sono sentita molto coinvolta dai fatti, ma non dalle persone. Non sono davvero riuscita a prendere a cuore i personaggi di questa storia, neppure Bekka, che risulta essere poi la protagonista unica e indiscussa del romanzo. Ho empatizzato moltissimo con gli eventi, ho sofferto per le ingiurie che milioni di ebrei hanno dovuto sopportare, ho pianto pensando alla lotta interiore che hanno dovuto portare avanti per non perdere sé stessi, la loro umanità. Ho avuto i brividi nel prendere atto l’ennesima volta, perché purtroppo questa storia la conosciamo molto bene, di come l’essere umano abbia una recondita faccia da demonio, che lo accompagna ovunque e che lo rende capace di azioni inqualificabili. 

Non eravamo più uomini, donne e bambini in carne e ossa, solo fantasmi senza nome e senza difese, sotto il peso di un incubo sempre più atroce.

Non posso perciò dire che il romanzo non mi sia arrivato, ma penso che la scrittrice avrebbe potuto rendere questa testimonianza l’assoluta protagonista del racconto, senza bisogno di fuorviare il lettore con indizi fittizi, che si dimostreranno poi irrilevanti; inoltre, il ritmo della narrazione a volte è stato eccessivamente lento, perdendosi in ulteriori digressioni poco inerenti all’intreccio centrale.

Mi sento di consigliarlo per la toccante vicenda, facendo però la precisazione di non aspettarsi altro: la protagonista del libro è la storia di Bekka, godetevela dalla prima all’ultima parola.

Alla prossima,

Marta

0 commenti:

Posta un commento