"IL TATUATORE DI AUSCHWITZ" DI HEATHER MORRIS - RECENSIONE

Buongiorno lettrici,
sabato si è celebrata la giornata della memoria e per ricordare un incubo vissuto da tantissime persone ho letto per voi "Il tatuatore di Auschwitz", di Heather Morris, un romanzo uscito il 18 gennaio grazie a Garzanti.
Questa storia mi ha totalmente colpita e se volete saperne di più non vi resta che leggere la mia recensione.



Titolo: Il tatuatore di Auschwitz
Autore: Heather Morris
Editore: Garzanti
Prezzo cartaceo: €17.90
Prezzo ebook: €9.99
Pagine: 223
Genere: Romance storico

TRAMA

Il cielo di un grigio sconosciuto incombe sulla fila di donne. Da quel momento in poi sarà solo una sequenza inanimata di numeri tatuata sul braccio. Ad Auschwitz Lale, ebreo come loro, è l'artefice di quell'orrendo compito. Lavora a testa bassa per non vedere un dolore così simile al suo. Quel giorno però Lale alza lo sguardo un solo istante. Ed è allora che incrocia due occhi che in quel mondo senza colori nascondono un intero arcobaleno. Il suo nome è Gita. Un nome che Lale non può più dimenticare. Perché Gita diventa la sua luce in quel buio infinito. La ragazza racconta poco di sè, come se non essendoci un futuro non avesse senso nemmeno il passato. Eppure sono le emozioni a parlare per loro. Sono i piccoli momenti rubati a quella assurda quotidianità ad avvicinarli. Ma dove sono rinchiusi non c'è posto per l'amore. Dove si combatte per un pezzo di pane e per salvare la propria vita, l'amore è un sogno ormai dimenticato. Non per Lale e Gita che sono pronti a tutto per nascondere e proteggere quello che hanno. E quando il destino vuole separarli nella gola rimangono strozzate quelle parole che hanno solo potuto sussurrare. Parole di un domani insieme che a loro sembra precluso. Dovranno lottare per poterle dire di nuovo. Dovranno crederci davvero per urlarle finalmente in un abbraccio. Senza più morte e dolore intorno. Solo due giovani e la loro voglia di stare insieme. Solo due giovani più forti della malvagità del mondo.

RECENSIONE

Ognuno di noi ha letto qualche libro o visto qualche film sulla giornata della memoria. Tutte le torture che gli ebrei, e non solo, hanno subito ingiustamente ci sono chiare come il sole, così ho deciso di scostarmi dalle solite storie che raccontano i fatti nel modo più crudo e fedele, per leggere qualcosa che mi facesse sperare nel lieto fine. 
Ho deciso di leggere "Il tatuatore di Auschwitz" spinta dalla trama che mi aveva incuriosita moltissimo e, terminata la lettura, un pezzo del mio cuore è rimasto tra le pagine di questo romanzo. 
I nostri protagonisti sono Lale e Gita. Lale è un ragazzo Slovacco, che si ritrova dall'oggi al domani su un treno, verso l'ignoto, con solo una valigia in mano e col suo migliore vestito addosso. Inconsapevole di dove quel treno avrebbe terminato la sua corsa, si trova scaraventato nel campo di concentramento di Birkenau, con la testa rasata e con la paura che gli scorre nelle vene. Umiliato, picchiato e messo ai lavori forzati Lale cerca in tutti i modi di pensare che tutto quell'orrore finirà, che qualcosa cambierà per il meglio. Tra tutte le persone del campo Lale incontra la bella Gita e se ne innamora perdutamente.
Gita, a differenza di Lale, in un futuro non crede più. Non si vede più bella come un tempo e ha perso ogni speranza di poter uscire da quel campo di concentramento. Vive nel terrore proprio come tutte le altre ragazze del suo blocco. Potreste mai immaginare di vivere una vita del genere? 
Dopo varie vicissitudini, che preferisco non raccontarvi per non rovinarvi il piacere della lettura, Lale si ritrova ad avere un ruolo privilegiato, diventando il Tӓtowierer del campo. Dovrà infatti tatuare tutte le persone che verranno portate ad Auschwitz o a Birkenau con un numero.
Un numero. Quelle persone infatti non hanno nemmeno un nome, ma solo un tatuaggio di riconoscimento.

"Voglio stare con qui con te, per sempre."
"Per sempre è un tempo lunghissimo."
"Oppure potrebbe essere domani."
"No, non lo sarà." 

Gita e Lale rischiano continuamente la vita pur di vedersi di nascosto, di passare qualche minuto tra le braccia l'una dell'altro. Il loro amore è qualcosa di delicato e profondo, che nasce dalle ceneri di quel campo di concentramento e rimane sempre sull'orlo del precipizio. Vivono col pensiero di non potersi rivedere più il giorno dopo. 
Lale oltretutto si gioca la vita pur di vedere un sorriso sulle labbra di Gita, cerca di portarle del cibo, di rasserenarla nel migliore dei modi, di spronarla a combattere per il loro amore. 

La storia che la Morris ci racconta è reale. Questa cosa ragazze mi ha chiuso il cuore in una morsa. Ero convinta che fosse una storia d'amore inventata, invece, quando ho scoperto che Gita e Lale sono realmente esistiti tutti gli orrori e le cose indicibili che hanno vissuto mi hanno destabilizzata. Continuavo a chiedermi "Come può essere vera una storia del genere?". Il racconto della scrittrice è profondo, forte, crudele e reale. È diretta nel raccontare le situazioni vissute dai nostri protagonisti, rendendo il tutto molto toccante.  

È stata una lettura meravigliosa. Ho amato ogni singolo passaggio raccontato in modo magistrale dall'autrice. La forza di Lale è qualcosa di raro. Mi ha toccato nel profondo leggere la nota dell'autrice e scoprire che fine avessero fatto tutti i personaggi incontrati durante la lettura. Leggete questa storia perché anche se ci troviamo davanti a situazioni forti, la speranza di vivere il lieto fine coi protagonisti non vi abbandonerà mai. È una lettura profonda, vera, che vi farà pensare a quanto siamo fortunati di poter vivere felici e liberi. 

Lale ha vissuto la sua vita seguendo il motto:
"Se ti svegli la mattina, è una bella giornata."
La mattina del suo funerale mi sono svegliata sapendo che per me non era una bella giornata, ma che per lui lo sarebbe stata.
Adesso era con lei.


Cosa pensate di questa storia? Leggerete il romanzo?
Un bacio,
Erica








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