"TOPI" DI GORDON REECE - RECENSIONE

Buon pomeriggio lettori e lettrici, come state?

Oggi vi voglio parlare della mia ultima lettura. Non è un titolo proprio recente, ma era nella mia libreria da troppo tempo e così ho deciso finalmente di dargli un chance. Oggi vi parlo di "Topi", il romanzo d'esordio di Gordon Reece, edito Giunti. Continuate a leggere questa recensione per scoprire qualcosa in più su questa storia!

Titolo: Topi
Autore: Gordon Greece
Editore: Giunti
Prezzo cartaceo: €5.90
Prezzo ebook: €4.99
Pagine: 320
Genere: Thriller psicologico

TRAMA:

A Honeysuckle Cottage, la casa isolata in cui si sono appena trasferite, Shelley e sua madre devono dimenticare: le molestie sempre più feroci delle compagne di classe che hanno sfregiato il volto di Shelley, l’egoismo di un padre e di un marito che le ha abbandonate per una ventenne, il terrore di mettersi alla prova. In fondo sono topi e i topi hanno bisogno di un nascondiglio per sottrarsi agli artigli dei gatti. Nella quiete di quei luoghi, tutto sembra tornare lentamente alla normalità. Ma in una notte in apparenza come le altre, Shelley si sveglia di soprassalto e si rende conto che qualcuno è entrato in casa. Nelle scioccanti, folli ore che seguono, in un crescendo sbalorditivo di colpi di scena, il mondo di Shelley e di sua madre viene totalmente capovolto e per la prima volta le due donne si ribellano al proprio istinto. Ma se adesso non sono più topi, che cosa sono diventate? Con un ritmo che inchioda alla pagina e una suspense che non ha nulla da invidiare ai capolavori di Hitchcock, questo di Gordon Reece è un esordio narrativo folgorante.

RECENSIONE:

Shelley e sua madre sono due topi. Vivono sempre all'ombra, con la testa bassa e non sono in grado di fare nulla davanti a delle situazioni che obbligherebbero chiunque a reagire. 
Shelley è una ragazzina di sedici anni che inizia a subire atti di bullismo da parte di quelle che crede essere le sue migliori amiche. Tre ragazzine le fanno passare le pene dell'inferno: la picchiano, la insultano, le sputano addosso, arrivando al punto di accenderle un accendino vicino alla faccia, procurandole delle ustioni sul viso. 
La nostra protagonista però non ha mai trovato il coraggio di dire nulla alla madre o ai suoi insegnanti. È un topo, ricordate? Ha sempre subito tutto, sino alla goccia che ha fatto traboccare il vaso... 

Avrei dovuto dirlo alla mamma - ora me ne rendo conto - ma mi vergognavo. Mi vergognavo di dirle che avevano scelto proprio me per quel trattamento, come se mi portassi addosso un marchio che mi bollava diversa da tutti gli altri. A peggiorare le cose c'era il fatto che la mamma conosceva queste ragazze: aveva preparato loro la merenda, le aveva accompagnate a casa in macchina, pensava che fossero le mie migliori amiche. Non sopportavo venisse a sapere quanto mi odiavano. E avevo il terrore delle inevitabili domande: Cos'hai fatto? Le hai fatte rimanere male in qualche modo? Nel profondo, non riuscivo a liberarmi della sensazione che in un certo senso fosse colpa mia, che in un certo senso me la fossi cercata.

Così Shelley e sua madre, dopo essere state abbandonate anche dal padre, decidono di cercare un casa in campagna, lontane da quelle compagne di scuola crudeli, lontane da quel padre egoista. Una casa isolata per nascondersi, che permetta loro di poter ricominciare. A Honeysuckle Cottage la vita delle nostre protagoniste comincia a tornare alla normalità. Shelley segue le sue lezioni private con molto entusiasmo; la madre invece lavora come segreteria in un ufficio legale. Si ritrovano la sera a tavola e mentre sorseggiano del vino, elencano gli alti e i bassi della loro giornata.
Una notte però nella loro tana entra qualcuno e Shelley e sua madre dovranno decidere se rimanere topi oppure se ribellarsi e tirare finalmente fuori le unghie...


"Surreale" è l'unica parola che può descrivere l'ora successiva. Era come se io e la mamma fossimo entrate in una strana sala degli specchi dove la comune realtà era deformata in modi assurdi e grotteschi. Sapevo che stava succedendo davvero, ma allo stesso tempo non riuscivo a crederci.

Per essere un romanzo d'esordio di un autore che non si è mai avvicinato a questo genere è sicuramente di ottima fattura. Si legge che è un piacere e la storia è in grado di tenerti incollata alle pagine, poiché ti sorprende in continuazione.
Niente è prevedibile e quando ti convinci che accadrà quello che pensi, vieni completamente dirottata da un'altra parte.
È un thriller che riesce a tenerti col fiato sospeso capitolo dopo capitolo e la voglia di continuare a leggere la storia per scoprire cosa accadrà, non ti abbandona mai.
La tensione aleggia per tutta la lettura e ti ritrovi coinvolta nella storia, sperando che madre e figlia vincano le loro paure.

Il cambiamento delle nostre protagoniste è sicuramente palese. Da topi che si nascondono e subiscono tutto, diventano gatti con una lucidità che a tratti può risultare irreale.
La freddezza con la quale agiscono induce noi lettori a riflettere: I topi rimangono sempre topi? E se chi continua a subire delle ingiustizie decidesse di ribellarsi, cosa accadrebbe?

Forse la crudeltà ha una logica tutta sua. 
Mi è piaciuto il lato psicologico di Shelley e sua madre, che l'autore ha deciso di marcare per mandare il suo messaggio forte e chiaro. Ho apprezzato il loro rapporto e l'angoscia che condividono per quello che gli è accaduto. Sono complici in tutto e per tutto.
La bravura di Reece sta nell'aver scelto un'unica ambientazione, nella quale tutta la storia si svolge, e nel riuscire a stupire il lettore con diversi colpi di scena inaspettati che non lo annoiano mai.
In più le tematiche che vengono trattate sono reali e descritte senza tanti giri di parole. Dal bullismo che Shelley subisce, a quello che accade a Honeysuckle Cottage, ai momenti successivi l'episodio, tutto quanto viene trattato in modo molto veritiero.

È un romanzo inaspettato, poco conosciuto, ma che se scoperto diventa una piacevole lettura che ti accompagna per diversi giorni.
Ve lo consiglio perché è una storia semplice, ma che riuscirà comunque a coinvolgervi nonostante questo.
L'unica nota dolente del romanzo è il finale. Sono rimasta con l'amaro in bocca, sperando in un finale diverso e forse più reale.

Non era più un topo a parlare; non ci sarebbero state più fughe lungo il battiscopa in cerca di un posto dove nascondersi, né di attimi di immobilità nella speranza di non essere visti. Mi sentivo più forte, più sicura, più capace che mai. La vita era brutale. La vita era feroce. La vita era una giungla. Ormai lo sapevo. Lo accettavo. E dicevo: fatti sotto! Non sarei stata mia più una vittima. Mai più. 

A presto,
Erica





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